Bari, apre un locale "inclusivo": «Bagni gender free e personale con un passato difficile»
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venerdì 18 novembre 2022
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di Gaia Agnelli
A farla da padrone nel nuovo esercizio commerciale è infatti “l’inclusione”, ovvero l’atto di eliminare le disuguaglianze tra individui (di natura sessuale, religiosa, di razza o di cultura), che possono portare a una discriminazione o a un’esclusione sociale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E così all’interno dell’Honèst il bagno è “gender free”, ovvero senza distinzione di genere e quindi senza separazione tra donne e uomini (e quindi non penalizzante per il mondo “lgbtqia+”). In più tutti i dipendenti sono stati scelti in maniera accurata tra persone con voglia di riscattarsi e che avrebbero faticato a trovare lavoro per via del loro passato difficile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo andati quindi a visitare il locale in anteprima, il cui ingresso si apre nel primo tratto di via Sparano venendo dalla Stazione. L’Honèst (il cui nome rimanda alla tipica espressione barese che vuol dire “giusto”) si trova così a pochi passi da Piazza Aldo Moro e pare che la scelta non sia casuale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Si tratta di un’area da sempre considerata come il punto di incontro degli “ultimi” e quindi temuta dalla maggior parte dei baresi – afferma Rutigliano –. Crediamo però che negli ultimi tempi, grazie al turismo sempre più crescente, anche questa piazza si stia riscattando. Rappresenta così per noi un simbolo di rinascita».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accanto all’entrata una targhetta su una colonna allerta i visitatori che “no stupid people beyond this point” (non è permesso l’accesso alla persone stupide). Una volta dentro ci dirigiamo verso il bancone, dove sono presenti sei spillatori di birra del colore delle sei tonalità della bandiera arcobaleno simbolo lgbt. Anche le luci soffuse che riempiono gli scaffali con le bottiglie dei superalcolici cambiano colore ogni tot minuti, assumendo proprio le tinte in questione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci avviamo ora verso i famosi bagni, sulle cui porte come detto non ci sono le classiche figurine dell’uomo e della donna, ma un cartello che avverte di essere davanti a un luogo “gender free” (libero di genere). A rafforzare il concetto ci pensano le scritte incise con un pennarello bianco che recitano “pee where the fu…k you want” e “poop where the fu…k you want”, con le rispettive traduzioni in italiano “fai pipì dove c…o vuoi” e “caga dove c…o vuoi”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Sono il primo ad aver scritto questo tipo di frasi sulla toilette – sottolinea Luca Rutigliano -. Non mi piacciono le etichette: ognuno deve essere libero di sentirsi se stesso e non sarà certo una targa in un bagno a indicargli “chi è”. Perché qui si va oltre l’orientamento sessuale, il colore della pelle, la nazionalità e il background sociale che ognuno si porta dietro – continua –. Per questo ho pensato di assumere come dipendenti individui che, se ci si fosse fermati alla prima impressione, probabilmente non avrebbero avuto alcuna opportunità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra camerieri, cuochi e barman ci sono infatti ex tossicodipendenti, ragazze vittime di violenze, persone che hanno rischiato di morire per delle malattie e naturalmente anche immigrati. Tra questi un collaboratore originario del Ghana approdato in Italia dopo un lungo viaggio su un barcone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«La sua storia è incredibile – sottolinea Luca prima di salutarci –. Erano in duemila sulla nave che lo ha condotto in Puglia. Durante il giorno ciascuno aveva solo un pezzo di pane con cui sfamarsi, ma spesso, quando calava la notte, veniva rubato loro da qualcuno che faceva vigere la “legge del più forte”. Il mio dipendente è sopravvissuto a tutto questo, ma quando è arrivato qui aveva paura di restare nel locale quando c’era poca luce: il buio gli ricordava la “guerra” sulla barca. Ma ora sta pian piano ritrovando il sorriso e la serenità, anche grazie al nostro aiuto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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